La scienza dello sbadiglio

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kryc
view post Posted on 17/12/2007, 11:58




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Lo facciamo quasi 220 mila volte nell’arco della vita, cioè 7-8 volte al giorno. Del resto non ci vuole molto: bastano circa sei secondi per fare uno sbadiglio. Eppure i movimenti che interessano l’apparato respiratorio (e non solo) sono complessi: tutto inizia con un’inspirazione molto profonda che dilata la faringe, la laringe e il torace e che porta il diaframma ad abbassarsi e la lingua a retroflettersi. I muscoli dilatatori delle labbra spalancano la bocca, le narici si dilatano, le palpebre si stringono fino quasi a chiudersi e le sopracciglia si sollevano. Solo quando i polmoni sono al massimo della loro capacità, iniziamo a espirare lentamente, talvolta stiracchiando le braccia ed emettendo un suono profondo, non di rado poco opportuno.

Lo sbadiglio è di tutti
Lo sbadiglio nasce con la vita. È dimostrato, infatti, che già a 11 settimane di gestazione i feti manifestino contrazioni della bocca accompagnate da un abbassamento della lingua della durata di qualche secondo.
Non solo, anche gli animali sbadigliano: cani, gatti, topi, serpenti, pesci, uccelli sono in questo molto simili a noi.
Ma a che cosa serve uno sbadiglio? Che cosa succede in noi quando sbadigliamo? E soprattutto, è vero che è contagioso? Strano a dirsi, ma un fenomeno così quotidiano e universale non è mai stato approfondito a dovere, forse anche a causa della difficoltà a riprodurlo in laboratorio. Diverse e ancora poco note sono infatti le cause dello sbadiglio, come d’altro canto i suoi effetti sul nostro organismo.

Non è necessariamente vero che sbadigliamo quando abbiamo sonno: spesso gli sbadigli ci vengono appena svegli, dopo pranzo o nel bel mezzo di una giornata lavorativa. Già nel 1941 uno studioso tedesco aveva individuato quattro tipi di sbadiglio: lo sbadiglio di fatica, che si accompagna a variazioni delle percentuali di gas nei polmoni, lo sbadiglio del risveglio, che faciliterebbe una migliore respirazione, lo sbadiglio di fame, associato a contrazioni della muscolatura addominale, e lo sbadiglio psichico, seguito da una riduzione della frequenza respiratoria, che non sarebbe necessario all’organismo ma che indicherebbe invece stati psicologici come la noia.

I 4 sbadigli

Secondo una ricerca del 1941 esistono 4 tipologie di sbadiglio:

Al risveglio

Per fatica

Per fame

Per noia

Per portare ossigeno al cervello?
Fino a qualche anno fa si credeva che alla base delle complesse contrazioni involontarie che caratterizzano lo sbadiglio ci fosse un meccanismo destinato a mantenere attivo e vigile l’organismo assicurando un maggior apporto di ossigeno ai polmoni e una rapida espulsione dell’anidride carbonica. Secondo questa teoria lo sbadiglio servirebbe a evitare che i bronchioli, quando la respirazione è rallentata, si stringano premendo gli uni contro gli altri. Anche lo “stiracchiamento” che accompagna lo sbadiglio servirebbe a mantenere l’organismo e i muscoli all’erta prima di uno sforzo importante, e ciò spiegherebbe perché spesso atleti e musicisti prima di un impegno intenso siano “colpiti” da attacchi di sbadigli.

Secondo un'altra teoria, è proprio per fare un pieno di ossigeno che sbadigliamo di più quando ci troviamo ad alta quota, dove l’atmosfera è più rarefatta, ma anche in luoghi piccoli e affollati o mentre facciamo un esercizio fisico particolarmente intenso. Per lo stesso motivo George A. Bubenik, ricercatore presso l’Università di Guelph (Canada), ritiene - anche se non l’ha mai dimostrato - che gli uomini sbadigliano più delle donne perché hanno una maggiore massa muscolare che richiede quindi più ossigeno.

Una teoria messa in dubbio
Già nel 1987, però, c’era chi non credeva a queste teorie mai messe alla prova. In quell’anno Robert Provine, neuroscienziato e psicologo all’Università del Maryland (Usa), pubblicò una ricerca in cui dimostrava che la presenza di CO2 nell’aria non è correlabile con la frequenza degli sbadigli.

Respirazione coatta
Il ricercatore aveva preso a campione due gruppi di studenti di college e li aveva sottoposti alla respirazione forzata rispettivamente di ossigeno e di ossigeno unito a concentrazioni di anidride carbonica più elevate della norma. Tuttavia, il numero degli sbadigli nei due gruppi, contrariamente alle aspettative, non variava. Non solo. Un altro studio dimostrò che nemmeno un intenso esercizio fisico è in sé motivo di un aumento della frequenza di sbadigli.

Oggi una nuova ricerca sembra offrire un'interpretazione differente: sbadigliare permette di attivare un meccanismo di raffreddamento del cervello, che entra in azione in caso di “sovraccarico”. Un po’ come avviene nel motore delle automobili quando, al raggiungimento di una temperatura eccessiva, entra in funzione una ventola.

Tappo al naso
Gli scienziati hanno preso in esame 44 volontari, posti davanti a filmati che mostravano persone intente a sbadigliare. Durante la visione i ricercatori annotavano il numero di sbadigli delle cavie umane, divise in quattro gruppi, ognuno dei quali doveva respirare in modo diverso: solo con la bocca, solo con il naso, con la bocca mentre il naso era ostruito da una pinzetta e normalmente. Alcuni dei soggetti dovevano inoltre mantenere sulla fronte una compressa calda, altri una compressa a temperatura ambiente, altri ancora una fredda.

Contagio temperato
Il 50% dei soggetti che dovevano respirare normalmente o soltanto con la bocca si è fatto “contagiare” dagli sbadigli dei filmati. Questo non è invece successo ai soggetti che respiravano solo con il naso e a quelli che tenevano sulla fronte la compressa fredda, perché i vasi sanguigni che attraversano il naso sono il sistema di raffreddamento del nostro cervello. Respirare con il naso o raffreddare la fronte abbassa la temperatura del sangue che, giunto al cervello, lo mantiene alla giusta temperatura evitando di dover attivare quel sistema di emergenza che sarebbe appunto lo sbadiglio.


Sbadigli: sintomo di frustrazione psicologica?


Spiegazioni scientifiche a parte, una cosa è certa: sbadigliare in faccia a qualcuno non è carino. Aprire la bocca e contorcersi in stiracchiamenti comunica infatti noia, disinteresse o addirittura fastidio. Nel 1986 Robert Provine dimostrò infatti che lo sbadiglio non è soltanto sintomo di noia, ma anche di frustrazione psicologica. In altre parole lo sbadiglio serve tra le altre cose a restare attivi e a mantenere un contatto aperto con la realtà in quei momenti in cui vorremmo “staccare la spina” perché quello che stiamo vivendo non è fonte di soddisfazione e di piacere.

MTV non fa sbadigliare
Dei due gruppi di studenti tra i 17 e i 19 anni che Provine sottopose al suo esperimento, il primo, posto di fronte a video musicali, sbadigliava molto meno del secondo, che invece doveva eseguire test particolarmente monotoni e senza “premio” finale.

Orgasmo, sbadiglio o starnuto?

Un atteggiamento simile è stato riscontrato anche in esperimenti sugli animali. I cani, si è visto, sbadigliano più della media quando, dopo aver eseguito un compito a cui sono stati addestrati, non ricevono dal padrone il riconoscimento atteso sotto forma di cibo. Che lo sbadiglio serva a ristabilire il contatto con la realtà quando questa è frustrante o poco piacevole è dimostrato dalla stessa percezione di piacere che proviamo dopo lo sbadiglio: ci sentiamo rilassati e più “freschi”, una sensazione che sotto un profilo neurologico è simile a quella che proviamo dopo l’orgasmo. E infatti c’è anche chi ha ipotizzato che lo sbadiglio sia parente stretto del piacere sessuale.

Cara, facciamo lo sbadiglio?

Ad esempio, scienziati della Rutgers University hanno proposto una connessione tra tre fenomeni: sbadiglio, orgasmo e starnuto. Tutti e tre (controllati dallo stesso nervo, il vago) producono una analoga sensazione di benessere legata a una brevissima perdita di contatto con la realtà. L’ipotesi è che questi attimi di “stand-by” della coscienza permettono al nostro cervello di resettarsi e ripartire da zero, più disteso e rilassato.

Sbadigli: reazione a catena...

Dite la verità, leggendo questo articolo vi è venuto da sbadigliare? È molto probabile. Vedere altre persone che sbadigliano, anche "in foto", oppure semplicemente sentir parlare di sbadigli può stimolare il bisogno di farlo. Ma perché? È solo suggestione? Probabilmente no. Esistono infatti alcuni comportamenti che in psicologia vengono detti di “imitazione immediata”, comportamenti cioè che portano il soggetto a riprodurre automaticamente il comportamento osservato nell’altro. Il sorriso, alcuni movimenti del capo, certi tic fanno parte di questa categoria. Lo sbadiglio, però, in fatto di “contagiosità”, è il primo della classe.

Bisogno primordiale
Secondo gli scienziati, per capire questo fenomeno bisogna andare indietro nella storia dell'evoluzione, quando i primi uomini vivevano in gruppi e la difesa dagli attacchi esterni richiedeva un’attenzione costante e reciproca tra gli individui. Lo sbadiglio, destinato a mantenere acceso lo stato di vigilanza, doveva pertanto essere “condiviso” da tutti. Gli antropologi hanno anche dimostrato come tra i primati lo sbadiglio dopo una disputa segnala ai membri del gruppo che questa si è risolta.

Tutti a nanna
Ancora oggi per molti mammiferi lo sbadiglio può funzionare anche da “sincronizzatore” dei cicli sonno/veglia della comunità. In particolare, lo sbadiglio di un maschio dominante può anche indicare al gruppo che è ora andare a dormire.
Ma per noi, che non viviamo più in branco, il significato sociale dello sbadiglio si è evoluto.

Per sfogare l’aggressività repressa

«Spesso le persone non riescono a "verbalizzare" la rabbia, la noia o il disappunto per il proprio interlocutore», spiega Walter Smitson, professore di psichiatria presso l’Università di Cincinnati (Usa). «In quei casi è lo sbadiglio a parlare per noi, funzionando così da strategia passiva-aggressiva di espressione dell’ostilità». Insomma, quando non riusciamo o non vogliamo sbilanciarci, è il nostro corpo che lo fa attraverso una strategia decisamente atavica. Ecco perché tendiamo a camuffare lo sbadiglio con le mani o tenendo chiusa la bocca: capiamo il significato dello sbadiglio e lo controlliamo. Questo spiegherebbe anche perché le donne sbadigliano meno degli uomini: li camuffano meglio perché sono generalmente più consce dell’importanza delle relazioni sociali.

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